Alla mostra Artigianato Artigianato e Palazzo, che si svolge a Firenze da quasi tre decenni ho visto per la prima volta le insolite lampade di AzimuT Chandeliers. Per diversi giorni il giardino aristocratico dei Corsini si trasforma in uno spazio artistico di grandi dimensioni. Il fondatore del laboratorio AzimuT chandeliers ha partecipato alla mostra nel 2019.
Gli oggetti di Raffaello Nebbiai hanno decorato le pregevoli sculture del giardino seicentesco con pendenti in cristallo colorato, e in queste installazioni c’era qualcosa di straordinario, come forse nell’autore stesso.
I Lampadari Azimut Chandeliers sono un mix di molti stili, quindi non capisci subito a quale epoca appartengono e sicuramente non possono identificarsi con nessuna epoca precisa.
I prodotti AzimuT Chandeliers sono vere opere d’arte.
Raffaello mi ha invitato nel suo laboratorio di Firenze in Via del Gelsomino, per raccontarmi come nascono le sue fantastiche creazioni.
intervista realizzata da Tatiana Trostnikova
Raffaello raccontaci, come è iniziata la tua passione per le lampade?
Tutto è iniziato con il lavoro di “Rigattiere”, con oggetti scoperti nei mercati d’antiquariato e mercatini delle pulci, che si svolgono in diverse parti d’ Italia.
All’inizio aiutavo un amico a scaricare la merce dal camion e consegnare il venduto alla fine della giornata e lui in cambio mi permetteva di portare in vendita 4-5 scatole di oggetti miei personali.
Nel tempo a venire ho potuto capire come funzionava questo settore.
Quando mi sono sentito pronto ho deciso di farlo da solo, ho comprato il mio primo furgone, ho aperto una licenza di vendita e mi sono messo in proprio.
In questi mercati puoi trovare di tutto: mobili e oggetti da interni, quadri, piatti,cristalli, lampade etc.
Ogni prodotto è un mondo speciale che richiede conoscenza e competenza, il che mi è sembrato molto complicato e dispersivo.
Allo stesso tempo sentivo di avere un affinità particolare con gli oggetti da illuminazione e così ho deciso di restringere il campo di azione solo a questo settore.
Per vendere questi oggetti a condizioni più favorevoli spesso dovevano essere ripristinati, così ho iniziato ad approfondire la loro osservazione e conseguente restauro.
Dopo circa 15 anni che ho dedicato al settore dell’antiquariato ad un certo punto mi sono specializzato nel settore dell’illuminazione, acquistando solo lampadari antichi, restaurandoli per proporli in vendita.
Questa attitudine mi ha permesso di capire le tecniche di costruzione di un lampadario antico.
Tale processo mi ha appassionato molto ed In seguito ho immaginato che, con le esperienze acquisite avrei potuto dedicarmi alla riproduzione stessa dei lampadari in stile antico.
Così ho iniziato la mia produzione personale, partendo da strutture antiche reperite su mercati e fiere e montate con materiali di particolare fattura che riuscivo a trovare nei vari contesti lavorativi.
In seguito mi sono dedicato a presentare i miei lampadari nelle grandi fiere dedicate all’esportazione, nello specifico partecipavo, con i miei prodotti, nei “deballage” Francesi, dove sono venuto in contatto con operatori di settore provenienti da tutto il mondo, nello specifico dagli Stati Uniti.
Ancora stiamo parlando solamente di lampadari in stile classico.
Raffaello come sei arrivato a creare i tuoi lampadari?
Come ho detto prima, durante il restauro di lampadari antichi, a poco a poco ho iniziato a capire la tecnica costruttiva e a quel punto è stata una conseguenza domandarmi: perché non fare riproduzioni?
Quando ho iniziato a frequentare le grandi fiere in Francia con le mie produzioni, le cose andarono decisamente in salita. Mi cercavano da tutte le parti del mondo ma come dicevo, gli acquirenti erano per lo più Americani.
Così ho aperto il mio canale di esportazione verso gli Stati Uniti.
Anche in Italia c’è stato un periodo favorevole nel quale ho lavorato con alcuni grandi rivenditori in diverse regioni del mio paese: Liguria, Lombardia, Lazio.
In seguito le cose sono cambiate molto (la crisi) con gli acquirenti Italiani.
Nell’approccio a questo cambiamento mi sono detto:Raffa, devi inventare qualcos’altro.
Ho iniziato ad offrire un servizio di restauro conservativo e dopo aver lavorato per privati sono iniziate ad arrivare commissioni di restauro più importanti e di maggior soddisfazione come ad esempio alcuni restauri eseguiti per importanti Palazzi e Musei Fiorentini.
In ogni caso, anche se con grande piacere, non sentivo ancora soddisfatto il bisogno di esprimere il mio personale stile lavorativo.
Disponevo di materiali di pregevole forma e fattura, Murano antico, cristallo colorato di Boemia, che non riuscivo a collocare sui lampadari classici.
Dove hai trovato così tanti materiali rari?
Verso la metà degli anni ‘90 ho acquistato parte dei materiali da vecchie fabbriche di lampadari che stavano chiudendo (la crisi di cui parlavo prima) e proponevano in vendita i loro magazzini assortiti con vetri e cristalli di vecchia fattura, vetro di murano, cristallo boemo e anche tedesco, ormai fuori produzione.
Questo mi ha dato la possibilità di usare elementi non più reperibili sul mercato, perche prodotti nei primi anni del ‘900, fino agli anni ’50 e in qualche modo potevo proporre la mia produzione praticamente non replicabile da altri.
Parte dei materiali sono stati trovati a partire dal 2000 quando frequentavo le fiere per l’esportazione in Francia ed altri ancora più antichi provengono dallo smontaggio di lampadari d’epoca non più restaurabili.
Verso la fine degli anni novanta ho incontrato, su un mercato nel nord Italia, Bruno Jung, il quale era il supervisore responsabile per tutto il mondo dell’immagine per la Diesel industry di Renzo Rosso, la nota maison di abbigliamento.
Da quel momento, grazie anche all’esclusività dei materiali a mia disposizione, è nato un rapporto di lavoro che è durato quasi sette anni, il quale mi ha permesso di inserire la mia collezione di lampadari rivisitati in chiave bizzarra presso importanti negozi di Europa e del mondo.
Come scegli i materiali?
Lascio che l’ispirazione guidi la scelta. A volte sono i materiali stessi che fanno scattare l’idea, come fossero dotati di vita propria. Vedo materiali strani e mi viene in testa come collocarli, oppure in certi casi mi nasce un progetto e allora cerco gli elementi adatti a perseguirlo, infine lascio anche che l’esperienza mi guidi. Così era quando lavoravo con Diesel.
Succede anche che trovo materiali non pertinenti ai lampadari ma suscitano il mio interesse e mi viene voglia di comprarli anche se al momento non so cosa farci.
Una volta, in Francia, ho acquistato gli arredi di palcoscenico di un teatrino Spagnolo della fine dell’800 con i quali ho realizzato tre lampadari davvero particolari, che sono stati acquistati da Diesel France…ho ancora parte di questo materiale.
Tornando a Diesel, come veniva chiamata la tua figura professionale per loro, un designer?
Il mio periodo di collaborazione col Diesel Industry è stato molto utile e ricco di stimoli per arrivare dove sono oggi.
Direi che il mio incarico con loro si potrebbe definire come “installatore creativo” per quanto riguarda il reparto illuminazione destinato ai loro negozi.
Darei questa definizione in quanto non è mai stata la Diesel a chiedermi cose specifiche ma ho sempre proposto io quello che sentivo adatto al loro scopo, naturalmente interfacciandomi con i loro architetti, in particolar modo con Bruno Yung.
In verità al tempo della collaborazione con Diesel eravamo un team di 5/6 persone che collaboravano in maniera attiva a tutti i progetti.
Ora siamo nel tuo laboratorio, quanto tempo trascorri qui?
Lavoro qui tre giorni la settimana, solitamente nella seconda parte, il resto del tempo lo dedico alla cantieristica e in parte anche ad un mio hobby, che in qualche modo è diventato, in un certo senso, il mio pseudo lavoro.
Collaboro con un amico che ha un azienda di giardinaggio.
Con lui è nata una collaborazione che mi ha messo a confronto con una clientela molto speciale, nelle zone più pittoresche della Toscana.
Questo mi ha dato modo di trovare ispirazione per una serie di arredi in cristallo per giardini, che utilizzo per allestimenti, ho una pagina facebook dedicata a questo, si chiama vintart installazioni creative).
In realtà questa idea èra nell’aria da quando ho partecipato per la prima volta alla Mostra di Artigianato e Palazzo (era il 2006).
Il mio stand era alla fine del padiglione accanto al bellissimo ingresso verso il giardino, ho deciso così di decorare lo spazio verde esterno, utilizzando elementi decorativi e lampadari bizzarri.
Questa idea però non ha trovato applicazione per più di 10 anni.
Solo a dicembre 2018 ho iniziato a progettare la decorazione di giardini.
È arrivato un momento in cui ho iniziato a visitare serre e rivenditori di piante, studiando come prendermi cura di loro.
Qui è nata la mia passione per le piante, specialmente i cactus, così in poco tempo la mia casa è diventata una vera giungla.
Tu e viaggi in Amazonia. Wow!
Prima dei mercati ho lavorato per diversi anni nell’impresa di costruzioni edili di famiglia, e poi ho iniziato a viaggiare.
Lavoravo due o tre mesi per raccogliere i soldi (a 20 anni non ne servono molti) per mettermi in viaggio.
Per otto/dieci mesi all’anno non ero a casa.
Ho viaggiato molto in Sud America, in particolare ero molto interessato all’Amazonia…ho viaggiato molto in quella parte di mondo.
Mi sento uomo della foresta, se sto nel bosco mi sento molto calmo e riuscirei a sopravvivere…ma in mare morirei in tre secondi.
A 22 anni ho attraversato il Sahara in autostop…ho fatto i viaggi più avventurosi che puoi solo immaginare.
Come trascorri il tuo tempo libero adesso?
Il mio tempo libero lo occupo in primis nella gestione delle necessità mie e della mia famiglia dopo di che amo molto condividere momenti di piacere con gli amici.
Naturalmente la cura delle mie piante richiede un tempo e dunque anche questa piacevole attività si colloca tra gli interessi che coltivo nel mio tempo libero, che per altro non è molto.
Come molte altre persone mi piace la buona cucina, quindi è nel tempo libero che mi dedico alla ricerca e sperimentazione di tipologie di ristorazione classiche e non, come per esempio la cucina etnica di cui sono piacevolmente appassionato.
La musica è una passione alla quale per niente al mondo potrei rinunciare, dunque quando possibile mi piace molto partecipare a concerti e momenti di condivisione musicale, non che alla ricerca ed ascolto di musiche nuove attraverso i canali di condivisione musicale (spotify, youtube, ecc).
A momenti alterni e casuali mi piace molto anche leggere, quasi mai guardo televisione, semmai preferisco il cinema o il teatro.
Mi interessa molto l’arte in genere, quindi visitare mostre, eventi e momenti dedicati a qualsiasi forma di espressione artistica, anche minore.
L’antiquariato è un altro settore che mi stimola ed incuriosisce tanto, da qui l’andar per mostre fiere e mercati dedicati.
Altra cosa a cui non posso rinunciare è il contatto con la natura…amo molto il bosco e quando posso non manco di soddisfare questo bisogno.
Per il poco tempo libero di cui dispongo credo di coltivare fin troppi interessi…se ne rimanesse un poco sarà riposo…
Hai detto che decorare i giardini è uno pseudo lavoro. Hai abbastanza tempo libero?
Negli ultimi tempi lavoro con molto entusiasmo sulla decorazione dei giardini.
Le piante sono esseri viventi, mi danno tanta energia.
Sono felice di aver creato per queste una sorta di gioielli, per renderle più affascinanti e belle…se mai ce ne fosse bisogno, un pò come una donna che per una serata speciale, truccandosi, vuole farsi più bella, esaltando i suoi dettagli…
così immagino i cristalli sulle piante, senza esagerare…non si può mancare di rispetto alla pianta.
Cosa sogni?
Questa è una domanda importante, alla quale non saprei rispondere immediatamente.
Piuttosto mi sembra che ciascuno di noi abbia una missione con la quale arriva sulla Terra. Certo non puoi capire in cosa consiste…penso che quello che sto facendo adesso non è lei…(Ride).
Alcuni dicono che ogni 9 anni si apre una particolare finestra, e che in questo momento capisci qual’e il tuo scopo.
Potrebbe anche essere un momento fugace, un sogno o un flashback.
Ma quando scopri la tua missione devi assolutamente seguirla.
In ogni caso, gradualmente, ciascuno di noi arriva alla sua missione.
Prima di iniziare a viaggiare lavoravo con i bambini in una scuola di sopravvivenza, una tendenza che arrivò dagli Stati Uniti e portata qui da noi da un Polacco, un certo Jack Palkievic, che ha conquistato l’Europa negli anni ’70.
Il primo era un villaggio nella foresta che abbiamo costruito vicino a Siena, nell’alta Maremma.
Era nato come progetto per gli adulti ma con il tempo arrivarono anche i bambini delle scuole.
Il secondo si chiamava Green Energy Camp, che è ancora attivo. Ho lavorato al Green Energy quasi 10 anni, passando tutti i tipi di formazione necessari, dalla gestione della paura a scalare rocce, dormire all’aperto, fare il fuoco senza fiammiferi e cucinare con tecniche pionieristiche.
Inoltre ho acquisito le capacità e le competenze richieste per lavorare con i bambini, superando esami di pedagogia e psicologia. È stato un bellissimo tempo! Ho imparato tantissime cose anche se ero molto giovane.
Ho iniziato a lavorare con i corsi di sopravvivenza quando avevo 18 anni, mentre stavo preparando il mio primo viaggio in Amazonia e ho lasciato questo lavoro quando è nata Noemi,la mia prima figlia.
Adesso capisco perché sei un uomo della foresta.
Sì, ero diventato un vero cucciolo di lupo. Per 8/10 mesi all’anno vivevo nel bosco. Abbiamo abbattuto le piante necessarie alla costruzione del villaggio (naturalmente con il consenso della guardia forestale) e raccolto pietre nel fiume per costruire le basi delle capanne e i vialetti di comunicazione…è stato davvero un lavoro titanico!Se ripenso a quel tempo mi sembra impossibile. Mi sono lavato nel fiume in dicembre-gennaio come una animale…
Poi è arrivata la famiglia, e non potevo più permettermi di condurre una vita del genere.
Lavorare con i bambini e gli adolescenti ancora mi piace…ho sempre sentito che questa era la mia missione…
Mia figlia adesso ha 27 anni e il figlio 22.
La figlia, verso i 15/16 anni ha cominciato a portare a casa gli amici, poi ha fatto lo stesso Gioele…a casa mia per la cena ci sono sempre tanti ragazzi, i loro amici e questa piacevole abitudine mi ha sempre riempito di gioia.
Che significa il successo per te?
Il successo per me significa sentirsi realizzato, pieno e in armonia con te stesso e con il mondo. Dovresti essere felice di quello che sei, essere in grado di gestire i tuoi strumenti e fare quello che ti piace.
Insomma, alzarti al mattino e sentirti contento per quello che dovrai fare. Vivere per lavorare e accumulare denaro, per me questa è una trappola. Ovviamente tutti hanno bisogno di soldi, ma non dovrebbe essere il fine.
Posso sintetizzare dicendo che non approvo il “vivere per lavorare” ma piuttosto direi “lavorare per vivere”.
In generale, il successo per me è quando riesci a gestire positivamente la tua vita in ogni suo aspetto.
Puoi dire di essere una persona felice e di successo?
Ebbene la verità è che non sento di aver raggiunto in maniera totale questa condizione di felicità, ma solamente in forma parziale o meglio la sento a tratti…a momenti.
Suppongo che sono fortunato perché credo che, chi sostiene di averla raggiunta mente, prima di tutto con se stesso.
Vedi, sono convinto che, chi ha questa convinzione sia già morto dentro.
Così, come il pittore che quando crea l’immagine più bella della sua carriera un momento dopo sente la necessità di distruggerla per dare spazio all’immagine successiva…questo per me rappresenta l’evoluzione costante della vita, la ricerca di un livello superiore che non cessa mai o quanto meno non dovrebbe cessare mai.
Solo così posso cercare e sentire gli stimoli della vita che con la sua forza creativa mi spinge a superare lo spazio conosciuto per incontrare forme superiori di appagamento…così interpreto questo meraviglioso viaggio chiamato esistenza.
In questo senso mi sento come quel pittore che non è mai finalmente soddisfatto del suo operato e grazie a ciò può continuare a vivere con sincera umiltà di fronte ad un “creato” intriso di mistero del quale non sento la arroganza di aver ancora trovato e scoperto.
Così proseguo nel mio viaggio guardando a questo mistero con gli occhi innocenti di un bambino che con sconosciuta fede e curiosità si affida alle forze del cosmo per scoprire cosa c’è oltre quella porta…
Certo questo procura una certa forma di insoddisfazione e generale frustrazione ma sono disposto a gestire questa emozione per continuare a sentirmi vivo.
Ebbene la risposta finale è NO non mi sento ne un uomo di successo ne arrivato da nessuna parte, anche se in alcuni momenti, a volte molto brevi, sono pieno di tutto, ma come quel pittore…
Ti ringrazio per questa domanda molto importante che mi rivolgi poi che mi da la possibilità di rielaborare il mio vissuto, che non nego mai, neppure a cospetto di innumerevoli errori e sbagli commessi, grazie ai quali posso imparare quale sarà il passo successivo è soprattutto quali scarpe indossare per compierlo.